Ipnosi e pensiero critico

By: Stefania Rebuscini 3 Febbraio 2021 no comments

Ipnosi e pensiero critico

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Attraverso l’ipnosi si può sviluppare la facoltà mentale del pensiero critico. Il pensare in modo critico è una modalità attiva dell’individuo, che si pone in termini critici e o scettici di fronte alle cose, alle situazioni o alle comunicazioni che riceve, la psicologia come materia di studio, similmente alla filosofia, invita allo sviluppo di questa modalità di pensiero.

Questa è una capacità individuale della mente, che va allenata e sviluppata per non appiattirsi sui luoghi comuni che portano al pensiero conformista, quel pensiero omologato che appartiene alla massa.

Con la “volgarizzazione” della psicologia che ha raggiunto livelli stratosferici, assistiamo al prolificare di para-professionalità, al margine della stessa, che utilizzando il marketing vendono sistemi preconfezionati per il benessere psicologico.

E’ estremamente importante chiamare le cose con il proprio nome e dare il giusto significato e senso al linguaggio; bisogna, inoltre, precisare che anche certe riviste pseudoscientifiche dovrebbero ridimensionare certi titoli che risultano fuorvianti dopo un’attenta lettura dei contenuti.

In questa ottica, voglio inquadrare lo sforzo, ormai quasi quotidiano, di molti psichiatri e psicologi che descrivono, arrampicandosi sugli specchi, il fenomeno detto “complottismo” o anche “negazionismo”, come una patologia psichiatrica o una sindrome psicopatologica.

In realtà, non si trova nessun riferimento diagnostico con il quale confrontarsi, quindi si cerca spesso conforto nella “teoria psicoanalitica”, aggrappandosi al “meccanismo di difesa della negazione”. Ma un meccanismo di difesa, è qualcosa che tutti mettiamo in atto nella vita e che decontestualizzato non ha alcuna validità diagnostica.

L’atteggiamento messo in atto da certe parti della psichiatria e della psicologia, che essendo più funzionali al sistema, che alla materia scientifica e che vede in azione l’opera di “convincimento” della popolazione (ipnosi di massa) come attività principale per svolgere una sorta di propaganda, invece di porsi in modalità di ascolto e di accoglimento del “pensiero critico”, pensiero volto all’apertura, allo scambio e al confronto, appare come una mancata forma di libertà e di apertura mentale che possa accogliere il pensiero “altro”.

Se dovessimo, invece, paragonare il cosiddetto complottismo a qualche malattia mentale, basterebbe consultare il DSM (Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali) non troveremmo nulla in merito, tutt’al più si potrebbe trovare qualcosa somigliante alle idee persecutorie nel “Disturbo paranoide di personalità” che può accompagnare in termini di co-morbilità altre patologie o condizioni sintomatiche.

Ma una diagnosi è una cosa seria ed impegnativa e richiede la presenza e la partecipazione del paziente, altrimenti si effettua solo una sorta di etichettatura individuale o di massa che non ha alcun valore scientifico, ma ha il solo obiettivo di screditare coloro che hanno l’abitudine di porsi delle domande, di avere dei dubbi o di osservare la realtà in modo fenomenologico.

Avere dei dubbi e porsi delle domande è un diritto sacrosanto, oltre che una modalità cognitiva per uscire dalla “dissonanza cognitiva” indotta da notizie poco convincenti o discrepanti, o ancora da una comunicazione linguistica contrastante con le richieste comportamentali che vengono suggerite o imposte.

“Il dubbio è l’inizio della conoscenza” Cartesio

“Il dubbio cresce con la conoscenza” J.W. von Ghoete

“Il dubbio è uno dei segni dell’intelligenza” Ugo Ojetti

Le persone abituate ad utilizzare il pensiero critico, cioè quel modo cognitivo che porta a giungere a conclusioni non dovutamente coincidenti con il pensiero sociale dominante, conformista, risultano essere più indipendenti e autonome della massa, caratteristica che non è sempre ben vista dal collettivo.

Lo psicologo americano J.P. Guilford, negli anni ’70 del secolo scorso, dedicandosi agli studi sul funzionamento della caratteristica della creatività di coloro che trovano risposte originali, non omologate a problemi o situazioni che non prevedano una unica risposta giusta o sbagliata, chiamò questo modo di rispondere “pensiero divergente” per differenziarlo dal “pensiero convergente” che è quello maggiormente utilizzato dai conformisti.

Il “pensare” in termini di autonomia, è proprio lo scopo specifico dello studio; gli insegnanti sono coloro che dovrebbero dare l’input agli allievi a “cercare” risposte, chi è abituato allo studio conosce bene questa condizione, si comincia a studiare per cercare risposte e invece si finisce per crearsi più domande.

Bene, questa posizione mentale, propriamente filosofica, è tipica del ricercatore, dello scienziato, dell’intellettuale, del creativo e di tutti coloro che non si accontentano di ricevere risposte confezionate che non soddisfano le menti più sveglie.

Il pensare critico trova le sue origini nella “maieutica socratica”, cioè il metodo che Socrate usava con il suo allievo, dal quale doveva “nascere” la risposta del tutto personale, diversamente da coloro che volevano imporre il loro ragionamento col metodo della persuasione e della retorica, oggi aggiungerei soprattutto con la tecnica suggestiva di massa.

Ecco perché gli etichettatori sociali, che cavalcano l’onda delle mode del momento e amano appellare, come complottisti, coloro che preferiscono rimanere nella posizione critica, farsi domande e trattenere dubbi, sembrano essere persone in cerca di uno scontato consenso sociale, proprio per il fatto di spalmarsi fluidamente su quelle che sono le correnti di pensiero della maggioranza del collettivo: una sorta di “adulatori” del sistema soggiogati dalla suggestione dei media di massa, che non osano mai presentare idee originali perché questo comporta dei rischi.

Sdoganarsi dall’omologazione sociale, richiede una dose di coraggio considerevole, una capacità di osservare la realtà da molteplici punti di vista, un’adesione a dei principi morali e a valori interiori molto forte. Quindi una posizione che richiede fatica e costanza, doti che di questi tempi sono privilegio di pochi ma che si possono sviluppare, poiché insite in ognuno.

Del resto, questa è anche l’unica strada che si possa percorrere per raggiungere lo sviluppo della propria individualità, è il cammino di crescita interiore e di sviluppo personale che può essere facilmente coadiuvato da un breve percorso di psicoterapia ipnotica.

L’ipnosi, infatti, favorisce lo sviluppo della creatività che è la risposta al dogma, al pensiero rigido che impedisce l’evoluzione artistica della psicologia individuale e della vita interiore; attraverso l’interruzione degli schemi rigidi di risposte adattive ci si rende liberi da quei comportamenti che ad un certo punto della vita possono risultare non più confacenti al potenziamento della personalità individuale.

Per informazioni contattare dr.ssa Stefania Rebuscini