Il “falso Sè” in psicologia

By: Stefania Rebuscini 21 Gennaio 2020 no comments

Il “falso Sè” in psicologia

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Curare con l’ipnosi. Il falso-Sè può essere alla base dello sviluppo di varie psicopatologie.
La psicoterapia ipnotica neo-ericksoniana è utile, per aiutare chi ha sviluppato un “falso Sé” ed entrare in contatto, anche attraverso l’ipnosi, con le parti celate dietro “la maschera” e imparare ad affidarsi alla propria sfera genuina per lasciare man mano emergere il “vero Sé”.

Attraverso il “linguaggio non verbale” si lasciano trapelare le proprie emozioni: gesticolando in un modo particolare, usando un certo tono di voce, oppure uno sguardo inconsueto. Con queste modalità si esternano gli stati d’animo più profondi, quando la modalità verbale non è sufficiente o adeguata.

Spesso però, succede che questa modalità venga utilizzata per ottenere un risultato opposto e cioè per “nascondere” i propri veri sentimenti intimi e mascherarli allo scopo di allontanare sia sè stessi, che gli altri dalle proprie emozioni dissimulandole.

Mostrare una maschera che cela quello che realmente si prova, apparire come in realtà non si è, si rivela una modalità comportamentale “nevrotica” che imprigiona sè stessi in una gabbia autogenerata.

Si vive così l’esperienza del “conflitto interiore”, cioè quell’essere in perenne lotta con sè stessi e con l’ambiente nel quale si vive; dover rispondere alle esigenze sociali, o alle aspettative degli altri, trascurando contemporaneamente le esigenze e le necessità emozionali soggettive, può condurre l’individuo a sviluppare un “falso Sé”, che si caratterizza per essere costituito da necessità psicologiche artefatte, non genuine, che si oppongono e contrastano con le proprie emozioni più vere e profonde, che possono poi non venire più riconosciute.

Coloro che radicano il proprio senso di identità su un falso sé possono apparentemente risultare ben adattati alla realtà, anzi spesso e volentieri risultano eccellere in alcune attività, anche pericolose o estreme.

Lo sviluppo del “falso Sé”, può essere rintracciabile in diverse forme di “sofferenza psicologica”, ma la caratteristica comune agli individui che lo sviluppano sono i vissuti di vergogna legati ad una profonda insicurezza di sé che va difesa a tutti i costi perché altrimenti sarebbe intollerabile.

Proteggere a tutti i costi la propria dimensione interiore dagli altri, è l’obiettivo delle persone che hanno perennemente paura di essere smascherate sulle loro fragilità interiori e quindi cercano di mantenere un forte controllo sulle situazioni della vita oppure le evitano completamente.

Il “falso Sé” (termine coniato da Donald Winnicott) è dunque una costruzione difensiva artificiosa, una sorta di corazza, a salvaguardia del profondo nucleo psicologico “vero Sè” estremamente fragile che va difeso oltremodo onde non dare seguito alla pericolosa esperienza di riconoscimento da parte degli altri, che vengono vissuti come soggetti giudicanti. Ma tutto ciò come conseguenza genera una modalità di attaccamento nelle relazioni in termini di dipendenza e cioè nel tentativo di difendere e nascondere la propria fragile intimità psichica e i conseguenti vissuti di vergogna che ne scaturirebbero poi, per il fatto di essere soggetti sensibili alle critiche e ai giudizi degli altri; queste persone tendono a ricercare all’esterno la sicurezza e il senso di protezione che a loro stesse manca.

Le persone che hanno sviluppato il “falso Se” cercano la loro “completezza” nell’approvazione di qualcun altro e in questo modo creano legami confusivi che spesso portano alla chiusura o anche all’isolamento con il risultato di vivere comunque, sempre un grande senso di inadeguatezza e cosa più triste, esperiscono l’assenza di valori profondi personali da condividere con gli altri. Inoltre, essendo incapaci di riconoscere le proprie intime e genuine emozioni, manca la capacità di controllare le proprie reazioni emotive.

Quando durante l’infanzia non si è trovato un adeguato conforto e contenimento materno delle angosce, la giusta dose di attenzione e di amore e affetto si è venuti meno ad alcune parti di sè stessi cedendo al compromesso, è come essersi costruiti una maschera che permettesse di poter continuare a vivere senza sentire troppo i morsi della sofferenza psicologica. Si tenderà quindi, una volta adulti, a ripetere questo tipo di esperienza relazionale, cercando altri soggetti per placare l’ansia e questo ingenererà le modalità di relazione di dipendenza affettiva per le successive dinamiche interindividuali.

Purtroppo il mantenimento del “falso Se” ha un grosso prezzo da pagare: il tradimento di sé stessi. Per sopravvivere è stata rinnegata una parte di sé che non corrisponde alla indole genuina e naturale dell’individuo. C’è stata la rinuncia ad una parte di sé, le relazioni con gli altri sono basate soprattutto sulla risposta ad aspettative altrui che non corrispondono alle proprie.

Spesso però succede che ad un certo punto della vita, eventi interni o esterni che si verificano, possono portare alla luce questo “falso Sé” generando un periodo di crisi dal quale si può cogliere l’occasione per rielaborare la propria natura. Ecco che attraverso le sensazioni che accompagnano tutte le fasi di crisi psicologica, ansia, depressione, rabbia, senso di impotenza ci si può finalmente rimettere in moto per riprendere il percorso evolutivo e di crescita che accompagna tutta la nostra esistenza.

Questa caratteristica psicologica è spesso rintracciabile alla base dello sviluppo di psicopatologie o anche di “disturbi di personalità”.

Un adeguato percorso di psicoterapia è sicuramente l’aiuto migliore che si può cercare per uscire da questa sorta di gabbia che impedisce la vera conoscenza di sé stessi e di tutte le proprie potenzialità e capacità.

La psicoterapia ipnotica in particolare può essere di aiuto per entrare in contatto con la parte profonda di sé che è stata messa da parte e con la quale piano piano si può riprendere il contatto e re-imparare a fidarsi di quella zona di genuinità che è stata abbandonata in favore di un “falso”. A tale scopo è utile lavorare  anche sulla crescita della fiducia in sé stessi e sull’autostima.

 

Per ulteriori informazioni o per prenotare un appuntamento contattare la dr.ssa Stefania Rebuscini