Sull’Ipnosi regressiva

By: Stefania Rebuscini 12 Febbraio 2020 no comments

Sull’Ipnosi regressiva

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L’ipnosi regressiva a vite precedenti, detta anche evocativa, non è praticata a scopo clinico. Roma
L’ipnosi clinica viene utilizzata in medicina e soprattutto in psicoterapia per la cura e per la terapia di numerose psicopatologie, disturbi, sofferenze ma anche come preparazione al parto o all’intervento chirurgico, sempre più spesso, in sala operatoria sostituisce addirittura all’anestesia farmacologica.

Gli studi scientifici, anche molto recenti, ai quali fare riferimento sulle questioni dei “ricordi” in ipnosi regressiva, sono quelli riguardanti il funzionamento della “memoria”.

Tali studi smentiscono in modo categorico che sia possibile avere ricordi appartenenti ad un epoca prima della nascita. E questo è dovuto proprio alla modalità di funzionamento della memoria, che non è sicuramente paragonabile ad un archivio datato contenente registrazioni che poi si possono recuperare a piacere e riascoltare nello stesso modo a piacimento.

La memoria è un processo attivo sempre in trasformazione, ciò significa che i ricordi vengono nel tempo trasformati, riassociati e conglobati man mano con le esperienze della vita, spesso confusi e accorpati con sogni e fantasie, come del resto già Freud aveva sostenuto.

Nell’ambito dell’ipnosi clinica, il termine “regressiva” è da intendersi quindi, solo in relazione al recupero di memoria di eventuali traumi del passato, relativi alla vita attuale del paziente, e qualora emergano ricordi rimossi, non si può comunque avere la certezza che questi si siano verificati così come ricordati, per i motivi esplicitati sopra, riguardanti il funzionamento stesso della memoria.

L’ipnosi clinica, può inoltre, essere utilizzata solo da chi ne ha titolo, all’interno di una professione sanitaria, in termini di “evocazione” quando si vuole dare al paziente la possibilità di “aprire una visione sulla propria realtà inconscia”, dopo aver doverosamente spiegato che i contenuti delle sue visioni appartengono appunto all’attività psichica inconscia, che non ha nulla a che fare con le “vite passate”.

Sempre in relazione al funzionamento della memoria, è pure possibile, come succede in molti casi, anche in relazioni a problematiche relative ai minori, “immettere” nella memoria attraverso forme di comunicazione particolari o di suggestione ricordi di esperienze che non sono mai state vissute dalla persona.

L’ipnosi regressiva alle “vite passate” è, invece, da considerarsi solo spettacolo, equivale ad una attività ludica, non ha nessuna validità clinica tanto meno scientifica; è un gioco al quale si prestano coloro che per curiosità si intrattengono per trarne qualche forma di distrazione o di piacere, ma non è assolutamente da considerarsi una pratica terapeutica.

Del resto é facile comprenderne il motivo, gli operatori di ipnosi regressiva sono quasi tutti senza titoli universitari, si definiscono ipnologi o ipnotisti ma non hanno una formazione “Professionale Sanitaria” come invece è previsto dalla legge per gli Psicologi-Psicoterapeuti, o Medici-Psicoterapeuti Specialisti in Ipnosi Clinica e in Psicoterapia Ipnotica, che è l’unica professione riconosciuta per prendere in cura o in terapia le persone.

Solo questa enorme differenza dovrebbe aprire gli occhi anche agli utenti più confusi.

Si possono trovare invece tra i vari praticoni dell’ipnosi regressiva: casalinghe, cantanti, venditori ambulanti, ragionieri, scrittori, omeopati, attori, coach e altro, ovviamente tutti senza laurea in medicina o psicologia.

Costoro, praticando un’attività che non è altro che una pagliacciata commettono un “abuso professionale” che è considerato un “reato penale”.

Il fatto che poi alcune volte a praticarla ci siano pure professionisti, psicologi psicoterapeuti e medici, rende la faccenda ancor più grave, triste, penosa e denigratoria per l’intera categoria professionale sanitaria.

Ma, per di più in alcune stagioni dell’anno, come succede per cinema, teatro o concerti, si assiste alla vendita di biglietti o spettacoli di gruppo che propongono anche corsi aperti a chiunque (sic!) per imparare l’ipnosi.

Dagli studi della psicologia sociale e della comunicazione sappiamo che nei gruppi aumenta il livello di suggestionabilità  dovuto appunto al modo di “spettacolarizzazione” che viene interpretato dagli  ipnotisti -“maghi di turno” e il contagio psichico si diffonde da un individuo all’altro, come una sorta di isteria di massa con visioni deliranti che può mandare in tilt le menti più fragili, che spesso poi, avendo riportato qualche “danno” da questo uso sconsiderato dell’ipnosi devono rivolgersi ad un professionista riconosciuto per recuperare l’equilibrio psicologico.

Può essere pericoloso partecipare a sedute singole o incontri di gruppo o addirittura incontri con webcam, e sottoporsi a questa pratica ludica, non terapeutica, per quelle persone che soffrono di alcune specifiche psicopatologie. Ancora più grave tutto questo quando viene commisto a ridicole credenze di spiritismo o altro ancora.

I ciarlatani, che pubblicizzano le loro performance di ipnosi, mettono in ridicolo la pratica psicoterapeutica, riducendola a un gioco, inoltre diffondendo informazioni false senza nessun fondamento scientifico, questo gioco si traduce in un serio pericolo per tutte quelle persone che soffrendo seriamente tendono anche a perdere fiducia nella psicoterapia che utilizza l’ipnosi clinica a scopo terapeutico e di cura. Ma cosa ancor più grave, si rischia di causare danni, traumi o anche problemi più gravi se si sottopongono a queste pratiche persone già sofferenti di qualche “disturbo della personalità” del quale, le stesse, magari non sono neanche consapevoli, e sicuramente, gli ipnologi-magici del caso, non sanno assolutamente come individuare, poiché occorrerebbe fare una diagnosi psicologia, o psichiatrica. Ecco che appunto si torna al nocciolo della questione: i titoli la preparazione professionale.

Per ulteriori informazioni o per prenotare un appuntamento, contattare la Dr.ssa Stefania Rebuscini